Porto, ospedale e silenzi al tempo del Coronavirus
Evitare allarmismi per ragionare in modo lucido. Questo impone l’emergenza Coronavirus così, se vogliamo parlare in modo semplice, razionale e serio allora c’è da fare una riflessione che ci riguarda come città .
Parlo del Porto di rilevanza Nazionale e di un Ospedale ridotto ai minimi termini. Inizio con una domanda - che ripropongo a distanza di due anni - : chi si occupa della sanità marittima? Chi deve far rispettare quelle procedure sanitarie di sicurezza? E chi deve intervenire? Domande semplici che ogni cittadino si fa, ma che non trovano risposte. Non le trovano perché le maglie dei controlli e degli eventuali interventi sono così ampie che appaiono o, forse, lo sono davvero, inesistenti e attuate solo in caso di infortunio.
È un problema che posi due anni fa, quando chiesi in Consiglio comunale di scongiurare il declassamento del Pronto soccorso dell’Ospedale e allora il sindaco Castiglione assecondando i voleri regionali disse che non cambiava nulla.
Così oggi abbiamo un porto dove in assenza di controlli veri e costanti entra ed esce merce (anche ecoballe) e arriva personale marittimo da ogni dove. Possibile che uno scalo marittimo di queste dimensioni, a garanzia di chi ci lavora, arrivi o parta e dei cittadini tutti non debba avere come riferimento un vero Pronto soccorso e un Ospedale pienamente efficiente? Due anni fa ottenni una non risposta accompagnata da qualche battuta polemica.
Oggi temo - emergenza o meno - si continuerà a far finta di nulla. I tempi cambiano ma le responsabilità dei troppi silenzi rimangono.
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POLIDORI PEPPINO CONSIGLIERE COMUNALE C.S