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Quattro passi con... lo zampognaro

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Per un attimo, gli echi delle onde e i rumori del vivere quotidiano di una tiepida mattina di fine novembre sono interrotti dal suono arcaico di una zampogna. L'annuncio è chiarissimo: il Natale sta arrivando.

Tra la gente a paseggio lungo l'Orientale abbiamo incontrato Peppino, uno zampognaro venuto dal Molise con il quale abbiamo fatto una breve ma intensa chiacchierata.
Dopo aver suonato l'accenno di una melodia, ha spiegato che il suo è uno strumento polifonico in sol maggiore. Presenta un soffietto con il quale si insuffla dentro una sacca, detta otre, che  quando è abbastanza gonfia va premuta per suonare. Il suono è prodotto dalla vibrazione delle tre ance: quella destra serve per la melodia, quella sinistra per l'accompagnamento, mentre una detta “bordone” suona una sola nota fissa.

La zampogna è uno strumento molto antico... con la modernità la stiamo perdendo?

«Niente affatto! Anzi, oggi la stiamo riscoprendo e, attualmente, attira molti giovani suonatori. Si organizzano diversi festival dedicati alla zampogna in giro per l'Italia e non bisogna neanche guardare troppo lontano per trovarli. Infatti, il 15 e il 16 Settembre scorso a Chieti si è tenuto un importante raduno degli zampognari che ha raccolto appassionati provenienti dall'Abruzzo, dal Molise, dalla Campania, dalla Ciociaria e da altre regioni.»

La gente come reagisce oggi al suono della zampogna?

«A causa della crisi la gente oggi è un po' più fredda. Una volta, quando si sentiva il suono della zampogna, era subito festa mentre, adesso, è tutto un po' dimesso.»

E i bambini?

«Purtroppo anche per i bambini vale il discorso degli adulti. Il Natale non si sente più come una volta.»

Nella sua memoria, la scena ricorda quella descritta in dialetto abruzzese nella poesia “La nuvene de Natale” di Modesto della Porta. Quando sentiva aleggiare le note della zampogna nelle proprie case, la gente era travolta dalla gioia: si sentivano risate, si faceva festa. Tutto il quartiere si riuniva attorno allo zampognaro e non importava a nessuno del freddo o della neve. Ognuno in cuor suo sentiva il calore del Natale.

Mentre osserviamo Peppino allontanarsi lungo l'Orientale, sorge spontanea una domanda:
cosa è cambiato? 

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