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Ortona, tra Fede e Storia

Dal sangue sgorgato dall'affresco allo sbarco dei turchi, e molto altro ancora..

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Si sa, viviamo in un paese incredibile, dove spesso tra le pietre di qualche antico edificio fa capolino la storia, quella vera, quella con “S” maiuscola.  E di storia ce n’è tanta nell’ampolla che si conserva nell’Oratorio della chiesa di Santa Caterina, sulla passeggiata orientale che domina dall’alto il porto.  Ci riporta addirittura all’epoca dei saraceni.

Sono i  giorni  in cui le coste abruzzesi sono messe a ferro e a fuoco dai turchi. La  gente fugge verso le montagne. Le monache benedettine  del convento di Santa Caterina,  per nulla spaventate e tanto meno rassegnate a gridare: “Mamma, li turchi!” decidono di combattere il pericolo imminente con la sola arma a loro disposizione: la preghiera.  Il 13 giugno 1566 stanno pregando  nell’Oratorio, quando da un affresco del 1400, raffigurante il Cristo crocifisso,  fuoriesce del sangue, che subito esse raccolgono in due ampolle di vetro.

Quarantotto giorni dopo, Il 30 luglio 1566,  i turchi sbarcano a Ortona, a sud del castello aragonese, in mano ai difensori cristiani, ed entrano nella città deserta.

Bruciano e saccheggiano le case dei ricchi, le chiese e i conventi.  Spalancano il sarcofago dell’apostolo San Tommaso e non trovando il tesoro,  bruciano e distruggono la cattedrale.  Ripartiti i turchi, ci si accorge che l’oratorio delle monache con l’adiacente chiesa, non è stato neppure sfiorato dalla furia devastatrice dei saraceni.  Il fatto  fa scalpore. Gli storici dell’epoca, nelle loro cronache attribuiscono al fatto un carattere  miracoloso, dovuto senza dubbio alla presenza delle due ampolle, poi incastonate in dei supporti d’argento.

Ma la loro storia, non finisce qui.

Quattro anni dopo nel 1570, il frate confessore delle monache, l’agostiniano Padre Basilio di Venezia, con le due ampolle nascoste nella sua bisaccia, s’imbarca su una nave ortonese per un definitivo rientro nella sua città.  Le benedettine gridano al furto. Reclamano.... Continua qui la lettura. 

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