“Politiche Sociali”, torna il metodo Castiglione, ma qualcuno avvisi il sindaco che la “pacchia” è finita, ora deve riferire in Consiglio ed ai cittadini i costi e le scelte fatte.
Pensare che le regole valgano per gli altri ma non per se stessi significa incamminarsi su una strada politicamente avventurosa e non priva di rischi.
Il sindaco Leo Castiglione ha alle spalle oltre 15 anni di permanenza nelle stanze comunali, anni nei quali ha maturato molte astuzie politiche, ma è molto meno bravo nel comprendere le regole - che riguardano il suo ruolo - sul piano istituzionale.
Dopo il “Caso Canosa” e di come si possa fare pappa e ciccia all’insaputa di tutti, in queste settimane confidando in zero titoli di giornali e tenendo l’opinione pubblica al riparo delle sue iniziative e intenzioni, ha tolto di mezzo senza troppi complimenti l’assessore alle Politiche sociali, Roberta Daloiso, assumendo per sé la delega. Una delega che vale sul piano degli interventi e investimenti sociali oltre 2 milioni e mezzo di euro l’anno.
Si tratta di soldi - la voce più cospicua del bilancio comunale - che vengono destinati per i molteplici servizi di assistenza sociale, ossia denaro dedicato a ridurre i mille disagi della povertà di molte famiglie, singole persone, o situazioni di estremo disagio fisico, psicofisico o di semplice indigenza.
Castiglione ha costruito da tempo fortune politiche/elettorali sul sociale in quanto passata e presente roccaforte delle sue iniziative di assessore e oggi di sindaco/assessore. Ma dimentica ancora una volta di spiegare in modo chiaro in Consiglio comunale le sue scelte e i suoi obiettivi istituzionali. Ossia come sono distribuite queste risorse, con quali criteri ed in particolare quali privati entrano in gioco in questa ripartizione, in altri versi chi decide, con quali garanzie di trasparenza e con quale metro di giudizio.
Infine, dove è pubblicato il tutto in ossequio alla dovuta trasparenza; in quale sezione del sito istituzionale del comune il cittadino può informarsi? Si ripeterà, come nel “Caso Canosa”, lo slogan: “Vogliamo bene ad Ortona”, sì, ma posto che tutti vogliono bene alla città, il sindaco e i suoi assessori hanno l’obbligo - non quindi a loro piacimento - di portare in Consiglio Comunale le scelte che si fanno e come le si fanno, chi sono i privati a cui vengono dati servizi da gestire, con quali cifre, con quali risultati e soprattutto con quali rendiconti.
Se Castiglione pensa ancora di far finta di nulla e di gestire cose pubbliche - che siano i fondi per manifestazioni e spettacoli, che siano le risorse per il sociale -, eludendo dibattito in Aula e documenti, allora sbaglia di grosso, o per dirla con un termine oggi in voga, “La pacchia è finita”, rifletta il primo cittadino tenendo a mente che le regole valgono anche e soprattutto per lui.
Raccolga documenti, impegni di spesa, cifre erogate, a chi sono stati affidati i servizi e con quali risorse, - tra l’altro da quando tempo il Comune non partecipa più a bandi per il sociale ? - faccia in fretta perché ora con il raddoppio dello stipendio ha garantito che avrebbe lavorato a tempo pieno lui e i suoi assessori.
Personalmente rimango in attesa così come i colleghi dell’opposizione e la città, di assistere ad un Consiglio Comunale vero dove il sindaco spieghi cosa sta facendo con quali cifre, con quali gestioni e risultati, magari potremmo pure essergli di aiuto.
PEPPINO POLIDORI CS. Foto consiglio comunale di repertorio
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