Al tempo del coronavirus il corteo della dama delle chiavi ha avuto un versione inedita.
Il corso di Ortona, lunedi 4 maggio 2020, ha visto passare un corteo insolito; tra due ali di commercianti, giustamente distanziati e rigorosamente con la mascherina, come da dpcm prescritto, la dama delle chiavi , preceduta dai tamburi , è passata ed ha raccolto le chiavi consegnatele dai titolari delle attività ortonesi ancora chiuse a causa della pandemia.
La manifestazione ha voluto evidenziare la grave situazione in cui si è venuto a trovare il commercio ortonese.
In piazza , davanti al municipio Franco Musa, a nome dei commercianti, ha preso la parola per illustrare la situazione al sindaco di Ortona Leo Castiglione ed all’assessore al commercio Cristiana Canosa .
“ Ci sentiamo abbandonati – ha sottolineato Franco Musa
prima di consegnare le chiavi al sindaco - siamo pronti a ripartire , vogliamo lavorare " – poi, visibilmente commosso, e “ con il cuore in mano “ rivolto al primo cittadino “ faccia uso di queste chiavi per andare nei tavoli istituzionali “ chiedendo di “ risollevare le speranze “ delle tante partite iva di Ortona.
“ Parlo la vostra lingua , sono una di voi – ha detto l’assessore Canosa
ricordando che tra i commercianti c’è anche sua madre di 78 anni “ una delle più anziane commercianti di Ortona .
Sottolineando il valore e “ l’umanita “ del commercio locale, rivolgendosi ai presenti in piazza, l’assessore ha lanciato il suo invito “ non disuniamoci perché siamo come una grande fabbrica “ che “si chiama Ortona“
Nel prendere in consegna le chiavi il sindaco Castiglione
ha puntualizzato “ la ripartenza passa attraverso i nostri comportamenti” e nello specifico “ le attività commerciali di Ortona possono ripartire se gli Ortonesi andranno in queste attività “ ed ha ricordato quanto è stato fatto nell’ultima variazione del bilancio comunale : “ rimborso per due dodicesimi della Tari e l’abolizione, per il 2020, della Tosap permanente “
A concludere la manifestazione il pensiero di Musa rivolto “ a chi è morto per il lavoro “ e la sua considerazione finale “ non si deve morire di lavoro, ma non si deve morire anche senza lavoro “