C’è il 1 Maggio, la festa del lavoro ma per Ortona è una resa.
Una città ferma, inchiodata dai dati Istat che dicono: “A Ortona nel 2018 ci sono 56,9 individui a carico, ogni cento che lavorano”.
In altri versi una città immobile che sprofonda nella disoccupazione. Con l’aggravante di una “popolazione in età media lavorativa molto alta”, annota ancora l’Istat.
Da questi dati si possono trarre diverse amare indicazioni.
Ortona negli ultimi 50 anni non ha aumentato i residenti, le persone invecchiano, i giovani non hanno lavoro.
La politica, al di là dei proclami, è stata la grande assente, con amministrazioni spente e deludenti.
Oggi il sindaco Castiglione non sa che pesci prendere e quotidianamente lancia messaggi rassicuranti laddove ci sono troppi ritardi e vistose incertezze.
Non sarà colpa sua, ma se una responsabilità il sindaco la porta è quella di non riuscite a dare una svolta e attrezzarsi per un salto di qualità.
Le poche energie che mette in campo sono le vecchie giravolte politiche e qualche pacchetta sulla spalla.
Mi auguro che il 1 maggio serva a riflettere veramente sul destino di Ortona di chi ci vive, di chi ci invecchia, siamo in una città con cento potenzialità vere, che ha un porto nazionale, una agricoltura che è al quarto posto in Italia, ha un ospedale, ha anche un Apostolo, eppure inesorabilmente torna indietro.
Una caduta che mette in ginocchio le famiglie più povere, i giovani disoccupati e chi nutre speranze di un avvenire migliore.
Cosa serve per cambiare?
Di certo idee chiare, progetti, programmazione , pool di giovani che si facciano avanti, cittadini di buona volontà che diano una mano e fondi economici.
Gli altri paesi vicini ci riescono, noi no. Forse è davvero venuto il momento di capire e cambiare passo.
PEPPINO POLIDORI CS