Chi fa il giornalista deve mantenere la “giusta distanza” da ciò che osserva, per raccontare bene una storia o meglio informare correttamente il proprio pubblico....insomma non bisogna lasciarsi troppo coinvolgere...Non sono proprio d'accordo, comunque...
Con grande professionalità e umanità, la giovane fotoreporter professionista ed esperta di comunicazione, la dott.ssa Romina Remigio è impegnata già da un po' di tempo con i suoi bellissimi reportage in Africa, alla scoperta di tribù sconosciute o a raccontare, soprattutto visivamente, le condizioni di vita delle donne e dei bambini africani.
Romina Remigio fa qualcosa in più, oltre al proprio lavoro che svolge da sempre con passione, aiuta materialmente queste popolazioni spesso in difficoltà.
Considerando che la nostra fotografa sta per ripartire per una nuova affascinante avventura africana, ha appena avviato una campagna di raccolta offerte per i bambini delle scuole materne del Tanzania.
“Non possiamo portare grandi pesi”, spiega la Remigio, “e sono talmente tanti i bambini che sarebbe impossibile raccogliere giocattoli per 200-300 bambini. Raccogliamo però palloni da calcio da sgonfiare e palline per bimbi, ma essenzialmente offerte con cui comprare cibo per le scuole materne in quanto per i bambini il pasto dato dalle nostre scuole materne spesso è l'unico della giornata, quindi io sto raccogliendo soldi per comprare poi il cibo”.
Come si dice in questi casi, mettiamoci una mano sul cuore e una nel portafoglio e cerchiamo di contribuire ciascuno in base alle proprie possibilità.
Per contattare Romina: tel. 338.9892090 o mail: rominaremigio@yahoo.it o si può passare direttamente al suo studio di Ortona, vicino la Cattedrale di San Tommaso Apostolo. La raccolta offerte durerà fino al 13 settembre 2014.
PER SAPERNE DI PIU': Con il suo ultimo reportage su una tribù sconosciuta del Tanzania (Africa), Romina Remigio ha già vinto alcuni premi prestigiosi in Italia tra cui il Premio (Silver Awards) del Fiof 2014 di Orvieto, categoria “storia”.
In pratica, l'Oscar della fotografia in Italia. Per il “racconto per immagini”, con foto anche molto forti, ci sono voluti due anni di lavoro, e lo studio di questa tribù sconosciutissima ai più è ancora in itinere. La dr.ssa Remigio è entrata in contatto e ha vissuto nel villaggio della tribù dei Watoto Wa Shetani che in Swahili (lingua nazionale del Tanzania) significa “Figli del Demonio” perché il 70% della piccola comunità è affetta da una forma rarissima di epilessia generata da un parassita che si trova nella carne del maiale. E la popolazione mangia molto maiale trovandosi in montagna, a circa 2.200 metri d'altezza, e vivendo nel massimo isolamento.
“All'inizio”, spiega la giovane fotografa, “entrare in contatto con questa popolazione è stato molto difficile perché gli abitanti del villaggio non avevano mai visto un bianco. Avevo conosciuto il figlio del capo villaggio in una grande fiera di animali a valle e grazie a lui e a un mio contatto tanzaniano sono riuscita a farmi accettare nel villaggio. Non è stato per nulla facile, avevano paura di me, pensavano che le mie macchine fotografiche fossero delle armi, ma a pian-piano sono riuscita a conquistare la loro fiducia”.
I Watoto Wa Shetani vivono in estrema povertà e la loro quotidianità è scandita dalle loro tradizioni e dai ritmi naturali.
“Il problema è che a causa di questi forti attacchi epilettici molti cadono e finiscono nel fuoco (simbolo tribale), riportando ustioni e, spesso, intervenendo con amputazioni degli arti. Insieme a un medico abbiamo studiato delle cure e abbiamo fornito gli autoctoni un medicinale salva vita e gli incidenti sono diminuiti notevolmente”.
Le foto dicono molto di questa tribù, ma i racconti della Remigio aiutano a capire qualcosa in più: “si sposano molto presto, a 13 anni, minimo 3 figli, l'ideale: 5 figli. Le persone di riferimento sono: “il capo villaggio e la guaritrice. Indossano i nostri abiti e non te l'aspetti. Il figlio dello stregone ogni tanto scende giù per barattare animali in cambio di abiti, coperte perché lì fa molto freddo”.
