Torna l’Opera ad Ortona. Domenica 25 settembre, alle ore 17.30, presso il teatro Tosti di Ortona gestito dalla Compagnia dell’Alba, sarà messa in scena l’opera “L’elisir d’amore” di Gaetano Donizetti. La manifestazione, promossa dall’Istituto Nazionale Tostiano, sarà organizzata in collaborazione con il Conservatorio “G. Braga” di Teramo. La rappresentazione sarà realizzata dalle classi di canto e arte scenica del Conservatorio e rappresenta la conclusione del percorso di studi dell’anno accademico 2021/2022. Il progetto, inoltre, fa parte degli scambi didattici internazionali afferenti al programma ERASMUS + Blended Intensive Programme. Gli interpreti sono tutti allievi del conservatorio e la serata rappresenta la discussione della tesi di laurea in Discipline Musicali degli studenti Gong Yihuan, Feng Zhongyi e Xie Jiayi.
Al termine dell’evento è prevista una raccolta fondi per il restauro dell’organo della Cattedrale di Ortona, sostenuta dalle associazioni Lions, Rotary, Rotaract, Inner Wheel Club.
Personaggi ed interpreti
Adina
Gong Yihuan
Nemorino
Feng Zhongyi
Belcore
Jedrzej Suska
Dulcamara
Daniele Di Nunzio
Giannetta
Xie Jiayi
Direttore SIMONE GENUINI
Regia ANTONIO PETRIS
Direttore del coro PAOLO SPECA
Maestri collaboratori: SERENA LO CANE, PAOLO D’AGOSTINO, SIMONE PICCIRILLI
L’ingresso è libero su prenotazione presso il botteghino del Teatro.
L’Elisir d’Amore è un melodramma in due atti di Gaetano Donizetti (1797- 1848) su libretto di Felice Romani, andato in scena la prima volta a Milano, presso il Teatro della Canobbiana, il 12 maggio 1832, segnando con trentadue repliche consecutive uno dei più grandi successi della carriera donizettiana. p Giunse rapidamente al successo nazionale - lavorando nei più importanti centri musicali italiani, come Roma e Napoli - e internazionale, sancito da Anna Bolena nel 1830. L’Elisir d’Amore fu composto in sole sei settimane, abilità che Donizetti mostrò in molte occasioni (soli trenta, ad esempio, furono i giorni che ebbe a disposizione per la composizione di Anna Bolena); il libretto, approntato in una sola settimana, fu tratto da Le Philtre di Eugène Scribe, librettista francese di solido mestiere, per l’opera di Daniel Auber, andata in scena l’anno precedente al Théâtre de l’Opéra di Parigi. Pur rientrando dichiaratamente nel genere del melodramma giocoso, il debito con la tradizione della Commedia dell’Arte è ben evidente nella caratterizzazione dei personaggi: in Belcore, epigono del Miles gloriosus di Plauto, non è difficile rintracciare i tratti del soldato spaccone, così come in Dulcamara si evidenziano i sintomi del dottore ciarlatano. Ciò che davvero rende quest’opera diversa – e forse magica come il filtro che le dà il titolo – è la sintesi del comico con l’elemento patetico tanto diffuso nella produzione francese coeva (da cui, ricordiamo, deriva il soggetto). Lo stesso Nemorino, sulla carta autentico personaggio comico nella sua semplice ingenuità, si affranca dalla pagina seducendo e intenerendo il pubblico con la sua integrità e purezza, riuscendo persino a vincere sulla fredda praticità di Adina, che imparerà in questo modo il valore dell’amore. La ricetta di Donizetti riesce nel conferire un notevole spessore psicologico a personaggi che, pur richiamandosi a ruoli stereotipati, assumono la profondità dell’umano attraverso la lente «furtiva» di una «lagrima» che anima di «palpiti» personaggi da palcoscenico, divenuti autenticamente uomini.