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Aggiungi un posto a tavola, un record di presenze alla Versiliana: 1200 spettatori

Le sensazioni di Tommaso Bernabeo/sindaco Crispino prima di andare in scena.

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“ Aggiungi sarà alla Versiliana”. Delle parole possono cambiarti la vita.

Potrei parlare di quello che credevo, di quello che pensavo fosse entrare in un parco che ha ospitato più miti, i maestri di questa mia generazione. Ma sarebbe scontato. I miti sono personali, sono soggettivi. Ma quanta ansia, quanto auto accanimento! Per dimostrare che Davide, dopo secoli, avrebbe potuto abbattere ancora Golia con un tiro di fionda… 1200 persone! Un record! E i sogni scorrono veloci, con la loro realizzazione …

Ricordo che camminavo, incessantemente, per dimostrare prima di tutto a me stesso che avrei potuto farcela. Stiamo parlando di un monumento nazionale della commedia musicale, un monumento che avrebbe avuto anche il mio nome tra gli interpreti… Il pubblico c’era, fremeva, voleva applaudire o fischiare. Sapevo che quella volta non sarei andato al macello come scarto, ma mi sarei fatto giudicare come carne di prima qualità, benché unta e sporca di quel grigio spessore di grasso scartabile che è la mancanza di autostima, mancanza che ti arriva nei momenti di maggiore tensione. C’era il parco, quel verde intenso dei boschi che ti dà sollievo e ti vuol far credere di essere sereno, gli alberi che, prima di te, hanno abbracciato tutti i grandi del teatro, hanno assaporato i loro umori, i loro disgusti, le loro ansie e inquietudini… ero a contatto con questo verde, che mi rasserenava, mi faceva diventare lordo di talenti, di futuri imperfetti, di sorrisi non celati...

E c’era il pubblico. Enorme. Più di altri miti, avevamo superato i discepoli. Costernato, continuavo a camminare. Scontrandomi con il regista ( grande padre di noi tutti), urtando inavvertitamente altri compagni di viaggio ( grandi, avevamo le stesse emozioni, gli stessi spasmi, ma, da buona famiglia, non volevamo allarmare l’altro. Come fratelli di un altro tempo, volevamo preservare l’altro), sbattendo contro roulotte o casse di legno ( volevo spasmodicamente un abbraccio, una carezza, un pugno, qualcosa che mi facesse sentire vivo, nonostante il sindaco Crispino e quello che stavo per vivere). Non è facile abbattere un mito per sostituirlo. 2 minuti prima di andare in scena. C’è la canzone iniziale, "l'Aggiungi” che ha benedetto gli ultimi 5 mesi della mia vita. Ridono, applaudono gli spettatori, ignari di questa tensione devastante. 1 minuto prima, sto per entrare. Non sono più io, come mai vorrei essere. Sono un sindaco, un laico, un diffidente… 30 secondi prima. Le due anime di me lottano, cercano di annientarsi a vicenda. Tommaso e Crispino. Uno sindaco, grottesco, beffardo.. l’altro in cerca di un’identità.. 15 secondi prima. Portatemi via per carità, non sono ancora pronto 10 secondi prima. Annullamento dell’io. Morte. Voglio risorgere, e solo questo suono, questa pioggia di euforie e svuotamento può farmi respirare ancora. 5 secondi. 4, 3, 2, 1… Silenzio. E riapro gli occhi alla fine. 1200 persone in piedi. Celebrità che arrivano sul palco ( Ugo Maria Morosi( il primo Toto), il figlio di Giovannini, la direttrice di Ciak). Io non cerco i loro sguardi, non potrei rispondere a delle domande. Perché il mio animo era in cielo, in un firmamento di stelle non ricordate, rimaste anonime. In un cielo limpido, altre stelle brillavano. E forse non era una coincidenza.  Non lo era, perché quelle stelle piangevano di una gioia ritrovata. In questo mondo, i sacrifici valgono a qualcosa.

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