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Teatro, passione, vita: intervista all'attore ortonese Dario Iubatti

«Tutte le volte che c'è vita all'aprirsi del sipario allora c'è teatro...»

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Il palco, l'ansia del debutto, il sipario, il filo diretto che lega l'attore in scena allo spettatore in sala, sono gli elementi e le sensazioni che solo chi vive di teatro è in grado di raccontare. Si tratta di un'arte ancora troppo spesso considerata d'élite ma che in realtà racchiude in sé vita, passione e duro lavoro. Ad accompagnarci in questo percorso all'interno del teatro d'autore è Dario Iubatti, giovane attore ortonese da anni trapiantato a Roma che arriva da un anno ricco di collaborazioni, conferme e debutti importanti.

Marianna: “Dario, si è appena conclusa la tourneè che ha portato in scena l'Histoire du Soldat l'opera di Stravinskij per la regia di Giorgio Barberio Corsetti. Qual è stata l'accoglienza del pubblico abruzzese?

Dario: “Il pubblico abruzzese è sempre molto attento. Segue, si diverte, è dentro la storia. Ed anche in questa occasione è stato così, durante le nostre repliche in posti diversi tra loro, ma tutti con un'atmosfera sempre speciale”.

M: “Reduce da un anno importante, tuo è il ruolo di Feste ne La dodicesima notte di Shakespeare per la regia di Carlo Cecchi e musiche del premio Oscar Nicola Piovani. Tra i numerosi teatri italiani in cui avete recitato siete stati anche ad Ortona. Com'è stato recitare nel tuo paese?

D: ”Ero davvero emozionato. Mi sono iniziato a preparare prestissimo e già molto tempo prima dell'inizio dello spettacolo ero pronto. Tra il pubblico vedevo tante facce conosciute che avrebbero dovuto tranquillizzarmi, ma che ogni minuto che passava sortivano effetto contrario. Quando però durante gli applausi mi hanno richiamato mi sono commosso e questo lo ricorderò per molto tempo”.

M: “Il tuo cammino nel mondo del teatro ha inizio quando nel 2007 tra oltre novecento aspiranti attori, vieni selezionato per entrare all'Accademia d'Arte Drammatica Silvio D'Amico di Roma. Raccontaci di quel periodo”.

D: “Prima dell'Accademia frequentavo la facoltà di ingegneria energetica con ottimi risultati, ma vedevo che non era la mia strada allora ho deciso di provare ad entrare all'Accademia d'Arte Drammatica Silvio D'Amico e dopo aver fatto tutte e tre le fasi di selezione che sono durate più di un mese, ho deciso di abbandonare gli studi per intraprendere questo percorso

M: “È stato difficile per un ragazzo proveniente da una piccola realtà farsi strada nel mondo del teatro d'autore?

D: “Non è stato semplicissimo perché spesso chi viene da una piccola realtà trova tanti ostacoli sulla sua strada. Per mia fortuna non è mai stato così e la mia famiglia mi ha sempre appoggiato sin dalla prima difficile scelta di lasciare l'università per frequentare l'Accademia. Con tanta forza di volontà sono andato avanti e poi si vedrà...

M: “Il lavoro di attore racchiude in sé innumerevoli aspetti ce n'è uno che ti piace particolarmente?

D: “Non esiste un solo aspetto che mi piace, ma fare teatro mi diverte dal primo giorno di prove all'ultimo di repliche perché ogni istante passato a recitare è qualcosa di talmente straordinario che ti fa provare emozioni eccezionali. L'altra faccia della medaglia è la nostalgia un minuto dopo l'applauso dell'ultima replica quando tutto è finito e già fa parte dei ricordi”.

M: “Dario, ti ringraziamo per la piacevole chiacchierata ma prima di lasciarti, un'ultima domanda. Per Eugene Delacroix il teatro è -una delle testimonianze più certe del bisogno dell'uomo di provare in una sola volta più emozioni possibili- Cos'è per te il teatro?

D: “Il teatro, a mio modestissimo parere, è un organismo vivo e la sua linfa sta nell'energia e nella voglia di tutti quelli che in quel momento si trovano quello spazio: gli attori si divertono anche se magari stanno piangendo, il testo sembra quasi improvvisato più che recitato ed il pubblico è un elemento fondamentale che non viene mai dimenticato.
Tutte le volte che c'è vita all'aprirsi del sipario allora c'è teatro. E la vita è l'unica cosa che può far provare le emozioni di cui parlava Delacroix
 “.

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