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Stringimi. Il primo album di inediti di Lorenzo Di Deo

«La musica è un atto di bontà. Deve unire, creare legami»

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Quando si entra in contatto con il talento e la passione, ci se ne accorge immediatamente. Chi vive di arte, quella vera, ha la capacità di prenderti idealmente per mano e aprirti una finestra su un panorama fatto di piccoli gesti, simboli, emozioni e scorci di vita che diventano qualcosa di più, assumendo un significato che va al di là del tempo e dello spazio. E si trasforma in una tela, in parole, in musica.

Quando ho intervistato Lorenzo Di Deo ho guardato attraverso quella stessa finestra e ho avuto la possibilità di osservare il suo mondo, lo stesso mondo che ha accettato di condividere con i lettori tramite questa intervista.

Marianna: «Ciao Lorenzo, ti ringrazio per aver accettato il mio invito. Prima di iniziare ad approfondire il tuo lavoro vorrei che ci raccontassi quando e come è nata la passione per la musica».

L: «Ciao Marianna, sono felice di condividere con la vostra redazione il mio percorso musicale. La mia passione per la musica credo sia nata col formarsi del mio cuore. Quel battito costante e materno credo sia stato all'origine di tutto. Mia madre infatti è stata una discreta cantante da giovane. Per motivi personali ha dovuto abbandonare questa passione e come tutte le storie che si rispettino i figli vengono al mondo per portare avanti quello che i genitori avrebbero voluto fare e non hanno mai fatto.
Fino all'età di tredici anni ho sempre e solo giocato a calcio limitandomi a cantare sotto la doccia, poi a quattordici anni mio nonno, muratore, dopo un lavoro di ristrutturazione, mi riporta una chitarra classica con tre corde che mi incuriosì ma nulla di più. Il vero e proprio inizio ci fu quando ho scoperto la musica di Eric Clapton, da allora ho cominciato per circa un anno da autodidatta. A sedici anni decido di cominciare a prendere lezioni dal Maestro Francesco Olivieri, quattro anni importantissimi in cui ho avuto modo di suonare, grazie a lui, in molte band affermate tra quella della cantante Simona Molinari e quella del terzo classificato a Sanremo giovani Jacopo Troiani. A vent'anni parto per Bologna iscritto alla facoltà di Filosofia abbandono per un paio d'anni la chitarra finché, per strada, resto colpito da un manifesto di un chitarrista australiano di nome Tommy Emmanuel, quel giorno lo ricorderò per tutta la vita
».

M: Â«Cosa è successo di particolare?»

L: «Spinto da una forza autonoma decido di comprare il biglietto per il suo concerto e da li niente è più stato come prima ho sentito una strana forza pervadermi. Un brivido che mi ha immobilizzato per qualche secondo. Durante il suo concerto una voce dentro me mi ripeteva: è questo che devi fare, suonare la chitarra acustica non più l'elettrica».

M: «Ed è così che hai deciso di fare della tua passione il tuo lavoro?»

L: «Si da li ho sospeso l'università a tre esami dalla fine e sono tornato ad Ortona per potermi dedicare interamente allo studio della chitarra acustica per più di cinque ore al giorno tutti i giorni, intanto ho fatto i lavori più disparati per continuare ad essere autonomo economicamente. A giugno del 2014 ho deciso che era arrivato il momento di produrre un disco di brani inediti e per avere la possibilità economica di farlo sono partito per l'Australia dove per tre mesi ho scaricato container e lavato piatti per riportare in Italia, nel minor tempo possibile, i soldi di cui necessitavo per l'autoproduzione del disco».

M: «Proprio a questo proposito, quanto è importante per un artista emergente l'autopromozione?»

L: «L'autopromozione è fondamentale. Non basta saper suonare. Come ogni prodotto in commercio, anche i lavori musicali, se non proposti nel modo giusto, rischiano di restare rinchiusi in un pc senza mai vedere la luce del sole. Il web marketing nel 2015 credo sia parte integrante del cammino artistico di chiunque voglia fare dell'arte un lavoro. A volte il commercio sembra andare contro lo spirito dell'arte stessa ma purtroppo l'arte senza commercio è come una ferrari senza motore».

M: «Rimanendo in tema di promozione, ricordiamo che a maggio di quest'anno è uscito il tuo primo album di inediti, Stringimi. Qual è l'idea alla base del progetto e come sei riuscito a concretizzarla?»

L: «L'idea alla base del progetto è quella di rendere, attraverso le mie canzoni, la durata della mia musica un anestetico dico anestetico perchè l'anestesia sappiamo non curare le cause del dolore la musica non credo possa curare il dolore alla radice ma può alleviarlo anestetizzandolo per la durata di una canzone. Per quanto riguarda Stringimi, il brano che ha dato poi nome al disco, è un brano nato casualmente a Bologna mentre passeggiavo in centro

Un signore anziano cadde davanti a me ma io ero troppo lontano per soccorrerlo tempestivamente e cosi mentre mi avvicinavo per sincerarmi delle sue condizioni vidi una bimba che stava aiutandolo a rialzarsi fui colpito da quel gesto da quella stretta di mano e in quel preciso istante venne a trovarmi una melodia dolce che ho deciso di chiamare Stringimi. Per la bellezza di quella stretta di mano che, a mio avviso, portava con se l'unione di due ere del vecchio e del nuovo».

M: «Qual è la canzone dell'album a cui sei più affezionato?»

L: «La canzone dell'album a cui sono più affezionato è Hands Loving il brano che ho scritto pensando al verbo mantenere. Mantenere come sottolinea bene Erri De Luca vuol dire tenere per mano e credo che le strette di mano siano importanti perchè ci accompagnano da piccoli quando abbiamo paura da grandi quando abbiamo bisogno di affetto in generale sono un nodo, un legame possibile tra noi e gli altri. Credo che le mani uniscano le persone. Ho scelto di dedicare questa canzone a mia madre e alle sue mani che hanno tranquillizzato la mia fronte dalla nascita e curato le mie ferite da sempre».

M: «Una tra le più celebri frasi di Henry Miller recita così: "L'arte non insegna nulla tranne il significato della vita". Cosa stai imparando investendo in questo campo?»

L: «Sto imparando che non ci sono persone totalmente cattive che in ogni essere umano, seppur molto in profondità, si nasconde una perla un lato dolce che fa fatica ad emergere si lascia andare solo se si sente al sicuro e suonando, nei miei concerti, a volte capita di vedere le persone sentirsi al sicuro lasciarsi andare e questo è ciò per cui vivo. La musica è un atto di bontà. deve unire,creare legami».

Augurandogli di continuare ad investire nei suoi prossimi progetti con la medesima passione, lo stesso sguardo puro e la stessa eleganza che troviamo nel suo ultimo lavoro, ringraziamo Lorenzo per il tempo che ci ha dedicato e per averci accompagnato in un delizioso viaggio tra mani che si stringono e creazioni di legami inscindibili.

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