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Vitaliano Angelini al MuMi di Francavilla al Mare per MumArt

Video e interviste a cura di Leonardo Paglialonga

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Martedì 28 aprile 2015 alle 16,30 presso il Museo Michetti di Francavilla al Mare, nell’ambito del progetto MumArt, curato dal critico d’arte Massimo Pasqualone, si è inaugurata la mostra di dipinti, acquerelli e incisioni dell’artista urbinate Vitaliano Angelini, proseguita fino all’11 maggio.

Intervistato prima dell'inaugurazione della mostra, il Maestro Angelini ci ha raccontato la sua esperienza artistica:

«Dopo insistenti ricerche in cinquant’anni di attività come pittore ho cercato di trovare un percorso personale per comunicare attraverso le immagini. Non è stato facile raggiungere una sintesi e, soprattutto, mettere in comunione gli opposti (la coerenza e l’incoerenza) in modo coerente. In questa ricerca della verità, per quanto soggettiva -continua Vitaliano Angelini- dal punto di vista formale ho cercato di trovare una sintesi della forma intrinseca della natura. Attraverso l’armonia delle forme geometriche, ho cercato di coniugare sia la parte razionale e intellettiva, sia la parte emozionale, istintiva (in altri termini il dionisiaco e l’apollineo) e quindi -conclude il maestro- la sintesi di una condizione dell’essere che non vive per contrasto, ma per comunione di opposti».

Soddisfatto il prof. Massimo Pasqualone che, in calce alla mostra, commenta: «Il Museo Michetti ospita un artista di livello internazionale, il prof. Vitaliano Angelini, con un curriculum vitae e una biografia esistenziale straordinariamente vasti: artista, poeta, filosofo,scrittore, (titolare della Galleria d’Arte "Federico Barocci", Collegio Raffaello, ad Urbino,ndr), propositore e motore di tanti eventi di grande valore. Ha ricevuto tanti premi, riconoscimenti e segnalazioni. Un bravo artista, di una umanità profondissima, che -sottolinea Pasqualone- ospitiamo al Museo Michetti nell’ambito del progetto MumArt, ideato dall’artista francavillese Sandro Lucio Giardinelli, all’interno delle iniziative della Università della libera Età di Francavilla al Mare». 

«Un crescendo di emozioni – questa la definizione usata dal critico d’arte Annarita Melaragna nel commentare le opere di Vitaliano Angelini – perché ho ritrovato in questo artista una formazione e uno studio dell’arte che finora, sinceramente, qui al Mu.Mi non ancora veniva esposto. Quindi un accrescimento per chi viene ad osservare ed anche per gli artisti stessi di altre associazioni che non possono non confrontarsi con una ricerca formale e strutturale di progresso per la società stessa».

Abbiamo raccolto anche il commento a caldo di un pittore francavillese, prof. Bruno Paglialonga, la cui ricerca artistica presenta molti punti di contatto con quella del Maestro urbinate: «Conosco bene il Maestro Vitaliano Angelini di Urbino perché nella sua galleria ho già esposto qualche anno fa in una mostra personale. Il Maestro è apprezzatissimo sia a Urbino, che in Italia e all’estero perché è un artista completo. Oltre ad essere un pittore -sottolinea- è anche un incisore e artista multimediale; tra l’altro è anche poeta, scrittore e saggista. La mostra che ha portato al Museo Michetti -evidenzia Paglialonga- si caratterizza per una serie di opere improntate su una sorta di connubio o di compromesso tra una poetica fondata sull’emozione (e sul sentimento) e una rappresentazione geometrica dello spazio. La geometria, piuttosto che fredda, assume i connotati del calore umano, del pensiero tradotto in elemento emozionale».

Dunque, a questa mostra di dipinti, acquerelli e incisioni di Vitaliano Angelini si potrebbe attribuire il titolo di "Geometriche consonanze". Perché nella sua arte le geometrie usate, lungi dall’essere freddi elementi compositivi, divengono umanizzate e, oserei dire, umanizzanti.

"La critica che ha accompagnato l’opera pittorica e poetica del Maestro è concorde nell’individuare una linea di concretezza nella sua arte, che nasce dalle istanze realistiche di taglio espressionista, dalle esperienze di vita, dall’intima necessità di restituire una struttura al proprio linguaggio" (Silvia Cuppini).

"Un realismo quasi critico" (G. De Santi), una pittura che "diventa una vera e propria ginnastica della mente" (A. Ciardi-Dupré), di un uomo che "è partecipe fino in fondo, senza riserve, delle esperienze della vita, delle sue amarezze e contraddizioni" (S. Saglimbeni), per cui la sua arte "non è più motivo di abbellimento del reale, cioè una sovrastruttura, ma espressione visiva del determinarsi della realtà" (M. Terenzani).

"Angelini considera la pittura una delle possibili forme linguistiche attraverso le quali l’uomo esplica l’urgenza del dire" (B. Ceci). Ma cosa dire? L’Artista vuol "dar forma ai pensieri, più che al visibile". Ma "un pensiero che non ha uno scopo pratico è una occupazione segreta un poco indecente; soprattutto poi quei pensieri che fanno passi mostruosi sui trampoli e toccano l’esperienza solo con minuscole suole, suggeriscono il sospetto di un’origine irregolare" (Robert Musil in "L’uomo senza qualità").

Ed allora la dimensione umanistico-rinascimentale della sua arte viene attualizzata o riportata nel contemporaneo e vissuta dall’uomo di oggi. Dentro questa concretezza trovano posto non solo tutte quelle opere costruite sulla sezione aurea, ispirate alla perfezione matematico-geometrica di tradizione rinascimentale urbinate, ma anche quelle più esplicitamente politiche e sperimentali nelle tecniche, quelle degli anni settanta, attraverso le quali l’Artista trova un modo oggettivo di rappresentazione, ricorrendo al collage, alle velature di plastiche colorate, al realismo distaccato alla Hopper, conseguendo effetti molto prossimi alla Pop Art.

Ma anche opere di denuncia sociale di forte resa espressionista, come una serie di dipinti che rappresentano anatomie umane deformate: estremità enormi, volti con occhi dilatati e bocche spalancate che non gridano, ma urlano. L’urlo è quello di Munch, quello di origine animale, pari all’ululato del lupo, che non chiede, ma dichiara soltanto il suo essere nel branco. Il grido nasce dalla certezza dell’ascolto, è richiesta di aiuto nella consapevolezza della risposta. L’urlo metafisico, che non esce dalle sue figure (la pittura è un’arte muta), è espressione dell’angoscia senza voce, del groppo che chiude il dolore dentro, senza via d’uscita.

Dal 2000 Angelini sceglie il linguaggio della geometria, del cerchio; la figura, il volto paiono aver abbandonato il campo, il colore e le materie preziose (come l’oro o il metallo stampato dai passaggi provvisori) si mescolano per restituire il senso dello spazio. Il gesto spezza la razionalità della geometria. È così che la sua pittura si spinge a conquistare l’aria, spasima verso la tridimensione e allora si fa cielo, terra, movimento, desiderio puro, irrangiungibile come il paesaggio.

Pasqualone definisce Angelini come un artista rinascimentale a tutto tondo con molteplici interessi e curiosità: amore per l’arte, per la poesia, per la filosofia. In lui l’opera d’arte determina "una visione del frammento del reale che cerca di carpirne l’eternità", in una "visione circolare della storia e del tempo", che si ripetono continuamente, così come "perenne è la ricerca della verità".

Mi piace concludere con le parole di Vitaliano Angelini: Â«Chi fa ricerca artistica deve essere sempre come la natura, cioè rinnovarsi ad ogni stagione e, quindi, essere sempre presenti a se stessi e al processo di sviluppo della vita» Un monito utile per tanti artisti alla ricerca incessante e della modernità. 

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