Venerdi 17 aprile alle 18,30 presso la biblioteca diocesana di Ortona si è inaugurato il Primo Simposio di Scultura organizzato dall’associazione degli artisti abruzzesi "Lejo" e curato dal prof. Massimo Pasqualone e dal criticod’arte Annarita Melaragna, che ha coordinato anche le varie fasi dell’allestimento. Oltre ai curatori sono intervenuti il direttore della biblioteca prof. Elio Giannetti e il presidente della "Lejo" Roberto Di Giampaolo. (Foto per gentile concessione di Antonio Di Campli)
In mostra sono state esposte le opere di: Ettore Altieri, Carla Cerbaso, CarinoCordone, Loreto Cicoria, Francesco Ciccolone, Luigi D’Alimonte, Antonio Di Campli, Antonio Natale Di Maria, Roberto Di Giammatteo, Rita D’Emilio,Maria Luisa Falanga, Ivo Galassi, Carmine Galiè, Laima Lukoserviciute, Tonino Macrì, Antonio Parente, Concetta Palmitesta, Francesca Panetta,Stefano Pagliaccio, Bruno Paglialonga, Leonardo Paglialonga, Roberta Papponetti, Valter Polleggioni, Milli Salvalai, Paolo Tenaglia, Canziana Virtù.
La mostra collettiva resterà aperta al pubblico fino al 23 aprile e sarà visitabile con ingresso gratuito negli orari di apertura della biblioteca (lunedi, mercoledi e venerdi dalle 15,30 alle 18,30).
Nelle fasi preliminari dell’inaugurazione della mostra abbiamo intervistato il prof. Massimo Pasqualone il quale ci ha detto: «Abbiamo voluto organizzare questo evento dedicato esclusivamente alla scultura. La nostra associazione (cioè l’associazione "Lejo"), che conta più di cento iscritti, ha una prevalenza per le arti visive; allora ci siamo voluti dedicare alle arti plastiche con questo simposio di scultura qui presso la biblioteca diocesana di Ortona. Un posto molto bello, centrale, forse la capitale della cultura ortonese. Sono presenti circa trenta artisti che si presentano con opere variegate, con testi artistici di grande spessore, con elementi e materiali molto diversi tra loro,dalla pietra al legno al vetro. Ringrazio gli artisti che hanno aderito a questo simposio che l’anno prossimo, forse, riproporremo in un posto diverso. Data l’importanza dell’evento, abbiamo voluto dare il titolo di "simposio" perché nel mondo greco era il momento del "brindisi" durante una festa. Questo per dire momento di condivisione, incontro e anche di festa per la scultura».
Abbiamo poi intervistato Annarita Melaragna, artista e critico d’arte, che ci ha riferito: «E' sempre un’emozione curare le mostre, stare a contatto con gli artisti ma, fondamentalmente, con le loro creature, le loro opere. Oggi parliamo di scultura: l’ideare e il creare l’opera d’arte da parte dell’artista, vederla prendere forma, toccarla, sentirla è il massimo del risultato per l’artista stesso. Il raggiungimento del proprio io, che esplode e così viene percepito dal fruitore. Ad ogni artista il proprio merito, la propria bravura. Non c’è un bello o un brutto, un eccezionale o un fantastico, ma c’è un'emozione che si percepisce in ogni opera, che cresce con l’autore stesso e, quindi, quando si respira e si vive di arte non può che essere un momento meraviglioso. Un momento che può soltanto nobilitare l’uomo. Ben vengano di questi momenti!».
Poi è stato il turno di Roberto Di Giampaolo, presidente dell’associazione "Lejo": «Con questa associazione stiamo organizzando cose molto belle e importanti. Oggi c’è una manifestazione con un taglio particolare, perché legata alla scultura. Una novità rispetto alla prevalenza della pittura nell’associazione stessa. Organizzeremo mostre anche sulla fotografia e sull’arte digitale. Vorremmo realizzare a breve anche un catalogo generale 2015, che ospiterà più di cento artisti ed avrà come tema "l'Arte nei Borghi", che accompagnerà tutte le mostre itineranti a partire da Civitella del Tronto (2 giugno) e fino as altre località ancora da definire. Noi lavoriamo sodo per valorizzare gli artisti e il territorio abruzzese, che presenta aspetti storici e culturali di altissimo rilievo».
Durante la conferenza di inaugurazione il prof. Massimo Pasqualone, dopo i ringraziamenti e i saluti di rito, ha continuato: «Si è voluto organizzare questo sguardo sulla scultura nel mio primo mandato di direttore artistico dell’associazione “Lejo” e si è pensato a questo posto così importante, tra i libri, com’è la biblioteca diocesana di Ortona diretta dal professor Elio Giannetti, per realizzare questo simposio. (…) Volendo fare una riflessione sulla "filosofia della scultura", possiamo dire che dietro ogni scultura c’è sicuramente una filosofia, come dietro ogni opera d’arte c’è una riflessione, un’emozione, un sentimento. La scultura forse più di ogni altra opera d’arte, direbbe Hegel, si presta ad una serie di riflessioni. La prima viene da un teologo sardo, Andrea Oppo, che ha scritto un libro che s’intitola "Il silenzio della pietra". L’artista dà vita a questo silenzio, lo fa parlare. Lo scultore ascolta questo silenzio e lo trasforma in un’opera d’arte. Quello della creazione artistica è un mistero straordinario che ogni volta si ripete. Ma ci possiamo fare una domanda: perché l’artista crea? A questa domanda forse non sa rispondere neanche l’artista, però sappiamo che cos’è la creatività. L’artista tira fuori l’opera d’arte dalla materia grezza, dai blocchi di pietra o di marmo o da pezzi di legno o di vetro, dandole voce. L’artista, dunque, è come uno sciamano in trance».
«Questo teologo sardo -continua il prof. Pasqualone- dice che la creatività è anche odio, amore per la materia, è forza, energia positiva e indica una prima dialettica tra materia e spirito: la materia grezza trattata dall’artista diventa spirituale. Dunque l’artista che trasmette i suoi sorrisi o le sue lacrime, le sue emozioni, i suoi sentimenti. (…) Secondo punto: nella scultura si manifesta un desiderio di libertà. Ma la vera libertà è il cammino che si fa verso essa,costruendola. Fichte diceva che "essere liberi non è nulla, ma diventare liberi è cosa divina". Quindi abbiamo la libertà che si ottiene realizzando un’opera d’arte. Il tempo nella creazione artistica non esiste: passano i secondi, i minuti, le ore, i giorni, le settimane, gli anni. Il tempo dell’animo è un tempo profondamente diverso da quello dell’orologio. Tipica della scultura è la dialettica tra vuoto e pieno: Michelangelo diceva che un’opera d’arte era già presente nel blocco di marmo, lui toglieva solo il superfluo».
«Inoltre la scultura non è mai conclusa, se non quando viene vista da qualcuno, perché non c’è mai la soddisfazione del finito nell’opera d’arte. Non esiste l’artista che fa per se stesso (come il poeta o il musicista), altrimenti sarebbe "arte-terapia". L’opera d’arte è tale solo quando c’è condivisione con l’altro (come diceva Umberto Eco). E poi guai a quell’opera d’arte che è solo bella se non ti dà un messaggio politico, sociale, filosofico. Dunque -spiega il prof. Pasqualone- questo simposio di scultura con uno sguardo al concetto di bellezza legato a quello di eternità, al tempo senza tempo, allo spazio senza spazio. La scultura che si apre dunque all’infinito, che vuol dire non-finito, quindi ad una bellezza e creatività senza confini, che diventa eterna».
Per concludere Pasqualone ha auspicato che questa mostra diventi itinerante, perché è di ottimo livello e di alta qualità e quindi meritevole di raggiungere altre località abruzzesi. Ciò è stato confermato anche dal presidente della “Lejo” Roberto Di Giampaolo che, peraltro, ha detto che con questa iniziativa si vuol dare un valore aggiunto al territorio e condividere le emozioni provate in questa mostra con il maggior numero di persone. «Questo è l’inizio –dice Di Giampaolo– di un percorso che dovrà essere sempre più importante e in cui crediamo moltissimo».
Ha concluso Annarita Melaragna dicendo che: «Plasmare una forma non deve essere una cosa semplice, ogni tocco che l’artista dà a qualsiasi materiale è un crescendo, perché egli ha delle aspettative e pretende che gli vengano restituite dall'opera stessa. Diversi artisti hanno distrutto i loro lavori con tanta rabbia, con tanto impeto, perché da esse non traevano quell’energia che volevano venisse impressa e restituita poi al fruitore. Toccare con mano queste opere d’arte è un tremore, un’emozione; l’artista per me è un "folle coraggioso", perché solo l’artista è capace di denudarsi in una piazza e accettare tutto quello che gli viene detto. L’artista lo fa! Chi definisce l’artista troppo sensibile sbaglia. L’artista è come una spugna che pian piano assorbe e poi restituisce al mondo. Ma senza artisti come sarebbe il mondo? Saremmo tutti degli automi. Quindi, ben vengano gli artisti con i loro messaggi anche di denuncia sociale!».