Domenica 15 febbraio alle 17,00 nello splendido palazzo Farnese di Ortona si è inaugurata una interessante mostra d’Arte contemporanea dal titolo “Il Cantico delle Creature”. 90 artisti appartenenti a due associazioni abruzzesi che da anni lavorano in simbiosi, quali l’associazione “Lejo” e “L’Incontro degli Artisti”, hanno omaggiato San Francesco, “il poverello d’Assisi”, con dipinti, sculture e ceramiche interpretando liberamente lo spirito francescano e la vita del Santo.
Questa mostra itinerante, ideata dal Maestro Lino Alviani e curata dal prof. Massimo Pasqualone, è partita da Castel di Sangro, con l’esposizione delle opere dall’ 8 dicembre ’14 al 31 gennaio ’15 nella Pinacoteca Patiniana e nel Museo civico Aufidenate, fa tappa ad Ortona al Palazzo Farnese dal 15 al 28 febbraio, per essere trasferita a Guardiagrele dal 30 aprile al 18 maggio negli spazi espositivi dell’Ente Fiera dell’Artigianato ed infine terminerà ad Assisi, città natale del Santo, presso la Ex Pinacoteca Comunale dal 30 maggio al 6 giugno.
Un progetto interessante per la tematica rappresentata, che ribadisce ancora una volta il connubio indissolubile tra arte e spiritualità. Uno sforzo organizzativo non da poco per coloro che hanno reso possibile questa serie di eventi, visto il numero considerevole di artisti partecipanti e la necessità di grandi spazi espositivi per contenere la gran mole di lavori. Un plauso, quindi, alle amministrazioni comunali che hanno dato l’assenso a questo progetto, al presidente della “Lejo” Roberto di Giampaolo e al presidente de “L’Incontro degli Artisti” Gianfranco Zazzeroni, che con i relativi consigli direttivi hanno lavorato alacremente, e continueranno a farlo, per la buona riuscita di questo progetto, sulla scia di “Transumart” che si è svolta l’anno scorso secondo l’idea di rappresentare una sorta di “transumanza artistica” con una serie di mostre itineranti che si sono svolte in varie tappe: Castel di Sangro, Atri, Montesilvano Colle, Città Sant’Angelo, Foggia.
Anche questa volta è stato realizzato un ottimo catalogo che riproduce a colori le opere degli artisti che hanno partecipato a questa iniziativa e “che hanno colto l’universalità del pensiero di San Francesco in un’epoca dove i valori perdono sempre più di interesse per il predominio della apparenza e della forma. Povertà, difesa del creato, dono della semplicità, solidarietà, amore, rinuncia, umiltà: queste parole di sacra ammonizione ci fanno capire quanto grande e profondo è stato l’insegnamento che San Francesco ha voluto dare a tutta l’umanità con il suo esempio di vita” (Zazzeroni).
Su questi aspetti è intervenuto il prof. Massimo Pasqualone con una sua dissertazione incentrata soprattutto su una analisi profonda del “Cantico delle Creature”, tema della mostra. “Si tratta del più antico testo della letteratura italiana medievale, che da più di 800 anni leggiamo e meditiamo. Scritto in dialetto umbro è di una semplicità unica perché per pregare – dice il Santo – non c’è bisogno di tante parole, come per amare: lo si può fare con le parole della quotidianità. Perché quando pensiamo ai santi pensiamo a quelli che fanno i miracoli, che camminano sulle acque. La santità è invece nel quotidiano: siamo santi se siamo onesti, se facciamo il nostro dovere ogni giorno sul posto di lavoro, quando siamo bravi genitori o buoni educatori, quando non imbrogliamo l’altro, anzi lo aiutiamo, lo amiamo. Questa non è santità? Una santità che per Francesco si sviluppa nella “creaturalità”, tipica della letteratura medievale: noi apparteniamo ad una grande creazione che è stata voluta da Dio. Allora Francesco ringrazia il Signore per tutte le creature, soprattutto per fratello Sole, che ci dà la luce, il passare delle stagioni, perché simbolo ed emblema di Dio stesso. Così sorella Luna e sorelle Stelle. Francesco loda Dio anche per il cattivo tempo (“omne tempo”), allusione alle sofferenze della vita. E poi il Mare: rappresentato da alcuni artisti in questa mostra, simbolo della vita, “apparentemente immobile, ma sempre in movimento” (Montale). Così l’Acqua indispensabile per vivere: possiamo stare senza mangiare, ma non senza bere…Essa è umile, da “humus”: è vicina alla terra. E il Fuoco, in un tempo in cui non c’era l’illuminazione elettrica, era prezioso per vedere…La Terra: sorella e madre. E poi la lode per le creature: il perdono umano di tutte le offese, la sopportazione delle sofferenze della vita.
E quindi lo scorre delle stagioni, dei secondi, dei minuti, degli anni, dei secoli, dell’eternità: siamo noi che passiamo, ma in realtà il sole , la luna, le stelle stanno sempre lì e ci guarderanno per l’eternità. Francesco si spinge a lodare perfino la morte corporale da cui nessun uomo vivente può scappare. Ma c’è un’altra morte peggiore, quella di coloro che muoiono nei peccati mortali. Ma il peccato più grave è quello di corrompere l’ordine della natura: e quindi l’inquinamento, l’innalzamento degli oceani, lo scioglimento dei ghiacciai, il buco dell’ozono, etc. Dice il Santo: non abbiate paura della morte corporale, semmai di quella dell’anima. La morte fa paura, come la sofferenza, ma Francesco ci invita a vivere la vita nella sua pienezza, nella gioia e nel dolore, dando sempre lode al Signore” (Pasqualone).
E’ così che Francesco, nel suo transito nella Porziuncola nel 1226 – come ci dice Davide Ciliento, terziario francescano, presente all’inaugurazione della mostra – accoglie con gioia sorella Morte proprio perché era in grazia di Dio e nel momento di maggiore sua sofferenza perché si avvicinava la sua morte, pieno di malattie e quasi cieco, detta questo “Cantico delle Creature” a frate Leone e a frate Angelo per lodare il Signore e, morendo, frate Giacomo vede l’anima di Francesco transitare in cielo a forma di stella e con un grande bagliore di sole.
