M, 7 anni, vispa, simpatica, ironica, intelligentissima.
I genitori arrivano a consulto da me, in quanto la bimba ha momenti di forte ansia, che sfociano in attacchi di rabbia estremi.
“Alcune volte devo esplodere”, mi dice la piccola, segnalando la sua non capacità di contenimento.
“Ma tu hai qualche guaio?” le chiedo, come spesso ai bimbi che vengono da me.
“Ovvio!”, mi risponde “Ascolta un po’ e dimmi tu se io non devo arrabbiarmi…Io ai compiti prendo sempre 10, mentre R., S. e G. arrivano anche a Super10!!! Sai cosa vuol dire questo?” mi chiede, facendomi vedere dove può arrivare la sua ansia.
“No…spiegamelo tu!” rispondo.
“Che io sono una stupida, che sono una grande delusione per tutti e questo mi fa arrabbiare sempre di più! E allora, io esplodo!”.
Inizio così questa mia breve riflessione, per dare risposta ad una domanda che ultimamente ci stiamo facendo sempre più spesso: “In che mondo viviamo?”, correndo il rischio di andare verso derive pericolose per tutti noi.
Dato incontrovertibile, tutti stiamo vivendo la crisi: il vissuto è quello di ineluttabilità, di mancanza di prospettiva, come se fosse materia viva che prende e rende la sopravvivenza di un individuo oscillante, a seconda dei suoi umori.
Prendiamo, però, spunto dal termine stesso di Crisi, che nei suoi significati originari indicava una decisione che riguardava la separazione tra un modo di essere ed un altro completamente differente.
La crisi, quindi, può portare ad un cambiamento ricco di opportunità, soprattutto per chi è in grado di adattarsi utilizzando le proprie potenzialità individuali.
Albert Einstein diceva:
“La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato…Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia…E’ nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla”.
Anche dando una nostra lettura alle meravigliose parole sopra scritte, vediamo come dentro la crisi è insito il problema ma anche la sua soluzione, il pericolo dello smarrimento e la bussola che può portare fuori dal pericoloso labirinto della indecisione e della precarietà.
Vi troviamo il rischio e l’opportunità, la difficoltà e la possibilità, il caotico e lo strutturato: in tale modo potremmo dare nuovi valori all’esistenza attuale, oppure recuperarne di persi o di sfuggiti o di dimenticati, in quanto forse ora potrebbero essere molto utili.
Ciò che noto nella mia vita professionale è che stiamo costruendo e facendo vivere alle giovani generazioni valori controproducenti, quali l’individualismo e la competizione, come se l’unico obiettivo sia la MIA riuscita individuale, anche a discapito di quello che potrebbe essere l’interesse collettivo.
La mia sempre più ferrea convinzione è che questo sia un vicolo cieco, un bieco modo di tirare a campare, perché il compito dell’individuo così come della società è quello di darsi possibilità in progetti futuri.
Abbiamo davvero intenzione di uscire dalla crisi economica, di vita, di progetto, di futuro, ma anche di competitività?
Allora abbandoniamo i valori dell’individualismo e della riuscita a tutti i costi, rendiamoci conto che siamo noi i diretti responsabili della costruzione delle prime generazioni in cui la crisi e la precarietà sono diventate dei valori, e recuperiamo vecchi modi di fare, valori anche di un recente passato, che vanno verso la condivisione, il reale interesse comune, il servizio.
Usciamo da un IO imperante, che ci porta verso la disperazione, cioè verso la perdita di speranza, che è la più grande malattia di questi tempi.
Visuale futura, progettualità, sviluppo di una individualità a servizio dell’intero universo degli uomini: solo in questo modo potremmo avere delle opportunità che ad oggi fatichiamo solo a pensare di poter trovare.
Dott. Luigi Gileno
Psicologo/Psicoterapeuta
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