Dalla scalinata “accidentata” alle strade, stazione, lidi, centro e periferie, aree rurali e promotori; tutti i segni della sconfitta di Ortona per mano della cattiva politica.
Allora ricapitoliamo: c’è a Ripari di Giobbe una scalinata “accidentata” - l’intero percorso (discesa e risalita) consta di 380 scalini - che con altri due lavori: una staccionata e parcheggio a Punta Ferruccio e baby giochi all’Acquabella, sono opere costate 375 mila euro. Questo è un dato obiettivo sul quale inutile discutere. Troppi o pochi giudichino i cittadini.
Ora però vorrei invitare i lettori ad una riflessione altrettanto chiara e obiettiva.
Arrivati al termine della strada di Ripari di Giobbe cosa vediamo? Osserviamo bene: a destra un accesso al mare per una struttura privata ampia, confortevole percorribile in tutta sicurezza a piedi, in bici, con una carrozzina, in macchina, con un bus. Percorribile, attenzione, solo a condizione, essendo privata, che si è ospiti o clienti della struttura ossia del camping e dei suoi servizi. A sinistra davanti a noi invece c’è una scalinata pubblica, un struttura pubblica pensata, ideata, realizzata con soldi di tutti e per tutti, (e io aggiungo fuori legge perché le opere pubbliche devono essere accessibili a tutti, abili e meno abili).
La scalinata - ossia l’opera pubblica - è un susseguirsi vertiginoso di gradini che una volta fatti permettono l’accesso in una striscetta di ghiaia a confine con la concessione o l’uso del privato. Striscetta sulla cui sommità gravità il rischio di frana dei blocchi di arenaria. Questo vediamo. Ma a qualcuno è venuto in mente che siamo su una dimensioni paradossale? Così chiara e lampante?
Ossia l’azione della mano pubblica quella del Comune di Ortona della Regione fino allo Stato, ha prodotto in decenni solo una scaletta “accidentata”. Il privato, giocando evidentemente tutte le sue carte e avendo avuto i permessi e via libera dal Comune e altri Enti pubblici, ha presentato progetti, investito soldi suoi e ha realizzato - magari usufruendo di condoni - una struttura ampia e accogliente. Il Pubblico iniziando dal Comune invece ha giocato alla ritirata.
Ad essere infatti sconfitti, messi all’angolo, discriminati tra abili e meno abili, anziani e bambini; sono tutti e dico tutti i cittadini di Ortona. Il pubblico ossia dal Comune in su doveva salvaguardare dapprima l’interesse dei suoi cittadini. Ma non lo ha fatto.
Ad Ortona si è affermata una realtà capovolta: il Comune, e quindi tutti i cittadini, ne escono sempre sconfitti. Sono decine gli esempi che si possono fare per indicare la cattiva gestione del bene pubblico fatta da gran parte dei politici e delle classi dirigenti. E tra questi anche il sindaco Castiglione che se avesse avuto coraggio e senso civico si sarebbe rifiutato di dare il via libera ad una opera che dimostra l’ennesima sconfitta della città. L’elenco della “Ortona delle sconfitte”, è lungo: strade rotte, porto bloccato e in balia di monopolisti che nemmeno si sognano di assumere giovani Ortonesi, zone agricole in dissesto, promontori a rischio, una stazione dove non ferma nessun treno di rilievo e nemmeno i bagni sono aperti. Centinaia di treni che transitano in zone fragili e a rischio idrogeologico. Aree centrali della città diventate di periferia; lidi balneari dove non c’è una pensilina, una panchina, un aiuola, una fontanella. Dove i marciapiedi pubblici sono diventati parcheggi. Un cimitero iniziando dalla chiesa che è transennata da decenni. E mi fermo. Abbiamo oltre alla “scalinata accidentata” decine di esempi. Ma, infine, un altro simbolo della Ortona sconfitta è la sede Comunale. Il Municipio dove oltre ai locali vecchi, angusti, inadeguati, inaccessibili per i diversamente abili, non vengono nemmeno rispettate le più elementari norme di sicurezza. Questa la realtà. Inutile dipingerla diversamente. E chi oggi si magnifica dovrebbe solo chiedere scusa e magari lavorare in silenzio per rimediare ad errori che hanno condanno la città e i cittadini alla “scalinata accidentata”.
PEPPINO POLIDORI CS
