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Un 24enne ortonese eletto alla Segreteria regionale del PD

Intervista a Matteo Bonfante: «La politica non è il male assoluto»

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E' un caldo pomeriggio estivo. Entro in un bar del centro per cercare un po' di refrigerio ed ecco che incontro Matteo Bonfante, 24enne ortonese eletto il 26 giugno nella segreteria regionale del Partito Democratico (leggi...), con delega all’istruzione. Mi avvicino a lui per congratularmi dell’incarico ricevuto ed iniziamo così una piacevole chiacchierata. 

Ho saputo della tua nomina, ti faccio i miei più sinceri auguri affinché questo sia solo l’inizio della tua carriera politica.

«Grazie. Sono molto felice e soddisfatto per la fiducia che è stata riposta in me e nella mia persona; un ringraziamento particolare va al segretario regionale Marco Rapino (leggi...). Il successo è prima di tutto per il PD di Ortona che vede ben quattro componenti eletti (leggi...): due nella segreteria regionale e due nel direttivo. L’intento di base è quello di essere a disposizione della città; ci tengo a ricordare che non siamo a disposizione dei soli iscritti al PD ma di tutti i cittadini».

Quali sono le tue aspettative?

«La mia aspettativa è quella di essere produttivo il più possibile e di dare una mano al mondo della scuola, essendomi stata affidata la delega all’istruzione. Finalmente dopo tanto la scuola è tornata al centro del dibattito politico, per anni è stata ignorata, quasi dimenticata. Ritengo che l’unica riforma in grado di dare risposte alla crisi sia quella dell’istruzione, investire sulla scuola significa investire sul futuro. L’economia globale impone di rivedere i confini dell’alfabetizzazione; è importante puntare sulle lingue e sulla digitalizzazione. Stare sul mercato globale è necessario e per fare ciò bisogna guardare”fuori” e mettersi al passo con i tempi. Grazie alla riforma della “buona scuola” verranno assunti 100.000 docenti, in Abruzzo sono previste 1232 assunzioni, da settembre non ci saranno più insegnanti precari; 3 miliardi annui di investimenti per il rilancio didattico e 40 milioni per la formazione dei docenti, e non mancheranno investimenti per l’edilizia scolastica, circa 300 milioni».

Qual è la tua ambizione politica?

«Ho la volontà di essere a disposizione dei cittadini. Grazie a Matteo Renzi si è aperto uno spazio per le nuove generazioni; prima era impensabile che un giovane di soli 24 anni facesse parte della segreteria regionale. Mi piacerebbe avvicinare i ragazzi alla politica».

Perché i giovani si sono allontanati così tanto dalla politica?

«I giovani per definizione devono ancora crescere e ciò li porta a farsi delle domande, ma la politica non sa dare risposte; quindi la prima responsabilità di questo allontanamento è della politica stessa. La seconda è sociale, nelle famiglie troppo spesso non si insegnano le basi del civismo; da lì si cresce lentamente, per cui a mio avviso mancano proprio le basi. La terza responsabilità è la pigrizia dei giovani e la paura di prendere una posizione e assumersi delle responsabilità. La politica è una palestra straordinaria per la maturazione dei ragazzi perché porta a scegliere e ad assumersi le responsabilità di tali scelte».

Cosa pensi di fare per riavvicinare i ragazzi al mondo della politica?

«Mi piacerebbe far entrare la politica nelle scuole, in maniera non invasiva ovviamente; ciò porterebbe i giovani ad avere una formazione politica e da lì poi appassionarsi ad essa. Non ci vedo nulla di male se ad esempio tutti i partiti si mettessero ad illustrare il loro progetto nelle scuole, rubando qualche ora alle normali attività didattiche. Mi rendo conto che questo è un progetto abbastanza ambizioso. Cercherò insieme al mio partito di organizzare iniziative che coinvolgano il più possibile i giovani; bisogna smetterla di pensare che la politica sia il nemico da combattere e sconfiggere. La politica non è il male assoluto».

Qual è la tua personale concezione della politica?

«La politica è vocazione, è qualcosa che ti cresce dentro fin da subito. Il ragazzo che ama organizzare, lavorare in gruppo, ha già in essere una certa propensione per la politica. Ritengo che la politica abbia fallito quando, negli ultimi anni, ha provato a tecnicizzarsi; ciò è dimostrato dall’esperienza del governo Monti. Questo emerge anche nei dibattiti e nei talk-show televisivi, dove il linguaggio accessibile e immediato che dovrebbe essere alla base del rapporto comunicativo tra politici ed elettori,viene superato per lasciare spazio a termini tecnici che possono essere compresi da pochi. L’effetto è quello di aumentare la distanza tra la politica e I cittadini, venendo così a mancare il concetto stesso di democrazia».

Come valuti la difficile situazione in cui versa il PD ortonese?

«Noto una grande mancanza di umiltà e di assunzione di responsabilità. Il partito non deve essere un mero raccoglitore di voti bensì di idee; certo i voti servono per mettere in pratica le idee, ma il lavoro che bisognerebbe fare è quello di cercare la qualità anziché la quantità. Spesso si tende a ricercare chi ha tanti parenti o chi svolge un’attività lavorativa di rilievo, quindi a far prevalere la quantità. La politica senza talento non vale nulla. La volontà è quella di ricomporre il partito e di avere un programma unico rivolto al bene della città; il partito non può e non deve essere il luogo in cui regolamentare conti personali».

Avendo tu una giovanissima età, hai difficoltà a far sentire la tua voce e trovare spazio all’interno del partito?

«No, perchè ho una personalità che mi permette di emergere; molti hanno voglia di farsi sentire ma non hanno un carattere che permette loro di tenere testa, per cui spesso vengono schiacciati e non riescono a trovare il loro spazio».

Perché il Pd? Cosa ti ha spinto a scegliere il Partito Democratico per dar voce alla tua vocazione?

«Perché sono una persona di sinistra. Essere di sinistra oggi vuol dire essere di una sinistra moderna e riformista, unendo dei valori neo-liberisti ad una giustizia ed uguaglianza sociali. Nel PD ho intravisto la possibilità di prendere parte ad una sinistra europea che prima di Renzi era inesistente».

Spesso il PD viene criticato per non essere più un partito di sinistra. Cosa c’è di sinistra nell’attuale partito di Matteo Renzi?

«Il Pd di Renzi è di sinistra, ma non quella sinistra degli anni ‘70; spesso siamo abituati ad un’idea di sinistra che è quella di cinquanta anni fa. La sinistra attuale è moderna e occidentale, sul modello inglese di Tony Blair e su quello statunitense».

A livello locale quale “modernizzazione” porteresti?

«Senza dubbio il ricambio della classe dirigente, ricambio che Renzi ha portato a livello nazionale; ritengo che questo debba avvenire anche nei territori, ovviamente nel pieno rispetto di chi ha fatto grande il Pd, portandolo a crescere  e a governare».

La nostra chiacchierata deve purtroppo terminare perché Matteo ha un impegno di Partito a Pescara, e ci spiega: «Il segretario Marco Rapino ha indetto un’assemblea regionale dei circoli PD, che serve a riunire tutti i circoli Pd d’Abruzzo, ed è un passo necessario per dare nuovo impulso al rapporto con i territori. La vicinanza con i cittadini è il primo obiettivo da perseguire».

Lascio Matteo al suo impegno ringraziandolo per la disponibilità.

In un periodo storico come quello attuale, in cui la sfiducia nei confronti della politica è dilagante, soprattutto tra le nuove generazioni, vedere un ragazzo che crede ancora nella politica, che ha degli ideali e combatte per essi è davvero ammirevole.

Il grande Indro Montanelli diceva: «L’unico consiglio che mi sento di dare -e che regolarmente do- ai giovani è questo: combattete per quello in cui credete».

Auguro a Matteo di avere sempre la forza di combattere per ciò in cui crede, di seguire la propria vocazione per la politica e perseguire con determinazione i propri sogni.

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