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Consiglio comunale: festival dei rancori

I tre consiglieri dissidenti palesano il loro rancore nei confronti del sindaco, che li ha portati a sottoscrivere le loro dimissioni insieme alla minoranza per far cadere l'amministrazione e far venire il commissario

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Si è tenuto martedì mattina il consiglio comunale avente all'ordine del giorno argomenti di indirizzo presentati dalla minoranza.
È stato un consiglio comunale molto lungo che sostanzialmente su quasi tutte le delibere ha visto convergere sia la maggioranza che la minoranza.
Solo sulla delibera  avente ad oggetto il parco fotovoltaico, sempre proposto dalla minoranza più i tre consiglieri fuoriusciti dalla maggioranza eletta solo 8 mesi fa, ha avuto il solo voto favorevole degli stessi.
Una delibera che non ha nessun valore formale in quanto le osservazioni al progetto sono già state fatte e i termini per presentarne altre sono scaduti.

Ma, al di là degli argomenti trattati questo consiglio comunale ha, a mio avviso,  palesato le reali motivazioni dell'abbandono dei  rispettivi gruppi di maggioranza in cui sono stati eletti neanche un anno fa.
 

A farla da padrone in questa vicenda è stato, a mio avviso, un forte sentimento di rancore nei confronti del sindaco, forse covato per tanto tempo, probabilmente dovuto ad aspettative non soddisfatte.


Infatti, appare del tutto pretestuoso l'argomento parco fotovoltaico, sia per le limitate competenze del comune in materia e quindi nel procedimento di concessione demaniale,  sia perché il comune ha messo in campo osservazioni molto precise e puntuali e non generiche.
L'amministrazione del sindaco Castiglione anche negli anni trascorsi è stata infatti sempre attenta ai problemi ambientali, conducendo battaglie politiche e legali nei confronti di aziende insalubri, discarica di amianto e deposito GPL.
 

Arrivare a firmare le proprie dimissioni davanti ad un notaio per far sciogliere il consiglio comunale e far venire il commissario per un anno è un gesto esagerato ed irresponsabile, a mio avviso, soprattutto dopo neanche un anno dalle elezioni amministrative che ha sancito la riconferma di Castiglione a sindaco della città e della amministrazione uscente di cui due dei tre consiglieri dissenzienti ne erano esponenti di rilievo (Presidente del Consiglio comunale e capogruppo).

Quindi la domanda sorge spontanea e nel consiglio comunale del 11 aprile non si è avuta risposta:  cosa è cambiato dagli anni precedenti?
Se non si gradiva il metodo di agire del sindaco perché ci si è ricandidati con la stessa formazione?
I tre hanno affermato che rappresentano 800 voti, ma non dicono che sono stati eletti anche grazie ai voti degli altri candidati che hanno contribuito a determinare il numero di consiglieri da eleggere all'interno della lista. Quando sono andati a firmare dal notaio per far decadere l'amministrazione hanno pensato a quelli che hanno contribuito e lavorato affinché loro fossero  eletti? O hanno pensato solo a loro stessi ed al loro futuro politico?
I voti personali che un consigliere prende è determinato anche dalla credibilità del candidato sindaco che  appoggia.
Se un consigliere non si sente più a suo agio nel ruolo in cui è stato collocato dagli elettori, sarebbe più logico e moralmente accettabile che si dimettesse lui e dia la possibilità a qualcun altro della sua lista, che ha voglia di lavorare per lo scopo che lo ha indotto a candidarsi cioè amministrare la città..

Questo sì che sarebbe un gesto onorevole e non quello perpetrato nei giorni scorsi e per fortuna fallito, grazie al senso di responsabilità di un consigliere di minoranza.

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