Il mio 40ennale impegno da Responsabile provinciale della UIL Sanità , mi sollecita imperiosamente ad evidenziare le incongruenze del nostro sistema della Sanità Pubblica . . . e il “caso Caldari” ne è un esempio drammaticamente eloquente, sia per la tempistica nella blindatura dell’area, sia per uno screening epidemiologico concretamente mai effettuato, né prima, né dopo il significativo numero di casi gravi e decessi !
La zona (con tanto di clamore e fanfare televisive) è stata blindata e dichiarata “rossa” solo dopo 1 mese dal decesso del gestore del bar, e senza neanche una mappatura della reale portata del contagio.
Un modo di procedere eufemisticamente poco sensato rispetto alla logica e alla tempistica : oramai a Caldari chi doveva infettarsi si è infettato, e blindarla ora rispecchia il classico motto del “chiudere il recinto dopo che i buoi sono andati via”, ( per decesso, o per guarigione).
Ho la ragionevole convinzione che, se attuassero ora (sia pure tardivamente), una mappatura epidemiologica con i tanto celebrati “tamponi”, oppure con i semplicissimi test ematico-sierologici, verrebbe messo in evidenza che questa zona rossa bisognava mapparla 3 settimane fa, e non ora che il contagio ha già fatto in gran parte il suo naturale percorso.
Questa orribile esperienza, pertanto, potrebbe servire a farci apprendere e mettere in pratica ciò che la scienza indica, ovvero che basterebbe 1 goccia di sangue e pochi minuti, per un semplice test sierologico sugli anticorpi, eseguito su larga scala, per determinare la diffusione del covid19 e stabilire chi può circolare : si arriverà così ad una ripresa delle attività che permetterebbe di non andare incontro a quel tracollo economico verso il quale ci stiamo avviando.
Edgardo Giangrande