Dialoghi è un esperimento fotografico.
Nato come gioco, casuale e insolito, prende corpo in un gruppo eterogeneo, formato da amici, conoscenti e persone che si incontrano per la prima volta.
Una sola premessa, fondamentale, essere se stessi.
Così otto fotografi (Mario Cesarii, Fabio Costanzo, Daniele Cotellese, Antonio Dragani, Raffaele Festa, Cristiano Lo Medico, Luca Perenich, Ruperto Polleggioni), ognuno con le sue esperienze, il suo vissuto, il proprio credo, decidono che tutto sommato vale la pena tentare un'operazione “artistica” che possa in qualche maniera spaccare la credenza che il “diverso” sia pericoloso. L’importante è tendere l’orecchio oltre le ristrette mura della nostra angusta cerchia dei soliti noti disse don Andrea Gallo ed è vero, perché la crescita può avvenire solo col confronto diretto o riflesso, ma mai banale o banalizzante. Nel dialogo non c'è giudizio positivo o negativo, c'è opinione.
Ma come dialogare? Come far dialogare immagini diverse, esteticamente e contenutisticamente?
Ognuno dei fotografi ha potuto scegliere dal proprio archivio dieci immagini che lo rappresentassero. A turno tutti hanno raccontato la personale esperienza con la fotografia. Si sono avanzati dubbi e curiosità, ci si è posti domande, si sono cominciate a evidenziare alcune parole ricorrenti. Vita, umanità, percorsi, luoghi, istante, dualismo, inconscio, capolinea, sono i concetti che hanno portato avanti i dialoghi, componendosi via via per immagini con le fotografie rimaste sul tavolo. Tre per ciascun autore
L'inizio del percorso visivo proposto, è un invito a guardare la vita come una scatola piena di possibilità, confuse in origine, ma che da un perno centrale, attraverso scelte e casualità, si diramano in diverse direzioni. Si potranno chiudere gli occhi, viaggiare su vagoni abbandonati e perdersi, arrivando su una spiaggia deserta, con la propria immagine rivolta sul contorno di un’inutile maschera in sepoltura. Si potrà al contempo tendere lo sguardo verso l'alto, tentare una (ri)salita e non perdere di vista il proprio faro. Ogni direzione, ogni esperienza, è per ognuno di noi il bagaglio che ci porteremo dietro, anche quando, traghettati verso un orizzonte sconosciuto, troveremo l'ordine e la calma della scatola che si chiude.
L'esposizione, che si è inaugurata il 5 dicembre scorso, può essere visitata fino al 31 gennaio 2016 presso il Palazzo Farnese di Ortona (sala ex emeroteca) dal martedì alla domenica secondo gli orari di apertura del museo.
foto di Antonio Dragani
Il treno inutilizzabile, il binario morto e la croce, fanno della fotografia di Antonio la metafora perfetta per indicare la strada "tortuosa" che, a volte, ci troviamo a percorrere (per casualità o scelte sbagliate)
foto di Cristiano Lo Medico
La scatola, con il suo contenuto alla rinfusa, è l'incipit visivo proposto nella mostra. Il caos che è alla base della vita, dal quale prendono il via le infinite strade percorribili. Approccio analogico quello di Cristiano che ne ha fatto un chiaro segno distintivo nelle sue opere.
foto di Daniele Cotellese
La vita che ci ha preceduto, quella già vissuta e consumata, alla quale rivolgiamo un inchino senza poterla vedere ma potendola solamente ricordare. Sguardo empatico e al contempo descrittivo, attraverso elementi chiari e a una sapiente costruzione dell'inquadratura, Daniele riesce a restituire allo spettatore la storia di un luogo.
foto di Fabio Costanzo
Il lavoro di Fabio, prettamente incentrato sulle architetture e i luoghi, rivela in questa fotografia la capacità (e sensibilità) di adattarsi a situazioni nuove. Approccio geometrico il suo, fatto di porzioni ben distinte che permettono una chiara lettura dell'immagine. La statua, l'uomo, bagnata dalla luce proietta a l contempo una profonda ombra che non rende visibile nessun dettaglio. C'è un momento nella vita in cui la dualità, la scelta cruciale, segna il passaggio da uno stato a un altro, da una vecchia strada a una nuova.
foto di Luca Perenich
Studio sull'antropomorfismo e l'appiattimento comportamentale degli esseri umani è l'humus della ricerca che Luca conduce da tempo nel suo paese attraverso le vetrine dei negozi. È la dicotomia propria dell'uomo: essere contemporaneamente un essere perfettibile e un bidimensionale essere senza sviluppo.
foto di Mario Cesarii
Mario Cesarii, da sempre cultore e appassionato di fotografia, è stato il perno solido del gruppo. Eletto padre putativo del collettivo “Dialoghi” ha saputo, attraverso il suo racconto ed esperienza, trasmettere il vero messaggio di cui la fotografia è portatrice, quello cioè di confronto senza giudizio, di rispetto reciproco e sereno incontro. Nella sua foto è suggerito il viaggio e i punti di contatto (o di riscatto in alcuni casi) che permettono lo spostamento da una parte all'altra, da un momento specifico a un altro.
foto di Raffaele Festa
Raffaele, attratto dalla scuola italiana di fotografia, costruisce le sue immagini secondo un preciso rigore visivo. Nella sua foto, apparentemente costruita ma presa in realtà dal vero, viene suggerita la chiusura o incapacità che a volte possono segnare periodo della vita o, più nello specifico, è metafora di cecità mentale dovuta a diversi fattori che spesso ci portano credere che non ci sono più vie percorribili e che il “vicolo cieco” è la fine del nostro percorso quando, in realtà, il campo libero (la soluzione o alternativa) è proprio alle nostre spalle (il punto di ripresa del fotografo ad esempio).
foto di Ruperto Polleggioni
Nella foto di Ruperto, che tende a cogliere particolari di parti del corpo o di oggetti, è ben definibile l'invito a guardare in alto, a tendere verso la “luce”. L'immagine eterea suggerisce la luminosità che ognuno di noi ha al suo interno e che può, attraverso un lavoro su se stessi, far emergere.