Nel 1968 il Ministro Mariotti, invece di varare una Riforma Sanitaria, ha imposto una Riforma Ospedaliera, incentrando tutto il problema sanitario sugli ospedali.
Esistevano, prima del 1968, buoni ospedali, ma anche strutture sanitarie gestite in forma dipartimentale baronale e monocratica. Però, almeno i buoni ospedali, ben rispondevano alle esigenze della popolazione.
In seguito alla riforma, gli ospedali furono divisi in zonali, provinciali e regionali.
Come sempre accade in Italia, la politica ha obbedito alle spinte corporative sanitarie, a quelle delle case farmaceutiche, a quelle dei faccendieri politici locali, per cui furono riconosciuti ospedali di zona anche fatiscenti strutture sanitarie, sulle quali un preciso partito politico di allora fece a gara nel creare divisioni ospedaliere, nominando primari accreditati politicamente... Fu anche instaurata la retta ospedaliera, cioé il quantum che un ospedale incassava, a piè di lista, per ogni giornata di ricovero...
Ciò comportò che tutti gli spazi degli ospedali, a mò di albergo, furono strutturati in posti letto, relegando i servizi nei sottoscala, poco funzionanti, per poter allungare le giornate di degenza e quindi incassare più soldi.
Quindi negli ospedali furono riversate tutte le domande sanitarie della popolazione che, invece, una seria riforma sanitaria avrebbe decentrato in poliambulatori e ambulatori collegati alle strutture ospedaliere
Con una riforma sanitaria, nel 1968 negata, si poteva veramente creare una organizzazione socio-sanitaria che "avrebbe reggiunto il cittadino nel luogo di vita e di lavoro". Invece la riforma ospedaliera non ha fatto altro che incentivare i ricoveri, creando un enorme sperpero del denaro pubblico, senza offrire un servizio adeguato, a tutto vantaggio delle case farmaceutiche e di quelle industrie riferite ai macchinari a supporto delle diagnosi e della cura.
Nel 1978 ci si rende conto dello sfascio generato dalla legge Mariotti del 1968, soprattutto per gli enormi debiti accumulati. Quindi, in modo tardivo, con la legge n° 833/1978, si vara la Riforma Sanitaria.
Lo spirito di tale legge era il decentramento di tutti i servizi poliambulatoriali ed ambulatoriali, demandando agli ospedali la sola funzione di cura per la quale si imponeva il ricovero. Viene eliminata la retta ospedaliera, che prevedeva il pagamento da parte dello stato a piè di lista e viene imposto alle strutture ospedaliere un quantum per la gestione riferito all'ultimo bilancio. Vengono aboliti i consigli di amministrazione degli ospedali e creati managers, estrapolati dai politici trombati, con lauti stipendi. La regione assume la gestione sanitaria.
Il decennio 1968/1978 aggravò fortemente la spesa sanitaria, perché ogni struttura ospedaliera, soprattutto zonale, ha creato nuovi padiglioni o nuovi ospedali, con grande sperpero del denaro pubblico. Tornare indietro, da allora, non era facile.
La riforma sanitaria del 1978, tutto sommato una buona riforma, fu gestita in modo clientelare, nulla effettuando delle innovazioni che prevedeva. La politica pensò bene di favorire le stesse lobby dei baroni della salute, delle case farmaceutiche e dei faccendieri industriali, lasciando le cose come erano e pensando solo a ridurre la spesa con la chiusura delle strutture ospedaliere, senza una logica e senza una pur minima programmazione.
Bisognava esaminare tutta la situazione ospedaliera dei vari comprensori e province e su tale esame elaborare scelte a favore e non a danno del cittadino. Di pari passo creare una vasta rete exstraospedaliera che avesse veramente raggiunto il cittadino nel luogo di vita e di lavoro.
Nei territori dove insistevano più ospedali bisognava ragionare secondo una logica: funzione policentrica a sistema planetario.
Cioè mediante una programmazione diversificata, almeno per le strutture buone, e creare una rete di diversificazione e collegamento tale da permettere ai cittadini un buon utilizzo delle strutture.
Ma la crassa ignoranza politica regionale, tesa più a favorire i faccendieri “dell'affare sanitario” coadiuvata da una folta schiera di managers ben pagati, scelti tra i politici trombati, ha solo pensato a chiudere le strutture investendo, però, ingenti somme laddove non erano necessarie, cioè in acquisti di macchinari ancora chiusi negli scantinati di certi ospedali, o nel potenziare altre strutture, necessarie solo di interventi di riorganizzazione.
La Riforma Sanitaria nel 1978, all'art. 17 prevedeva una scelta coraggiosa e rivoluzionaria, cioè la creazione dei dipartimenti ospedalieri, sul modello funzionante negli ospedali europei, soprattutto in Inghilterra. Purtroppo l'ignoranza dei nostri politici nemmeno si è accorta di questa novità e l'art. 17 è rimasto in mens dei, lasciando tutto com'era prima della riforma sanitaria.
Alla luce di quanto detto ora, cosa si può dire sull'ospedale “G. Bernabeo” di Ortona? E sul reparto di Ostetricia e Ginecologia? (leggi...)